Nathan Fillion, Uncharted e il futuro dello show business.

Nathan Fillion, Uncharted e il futuro dello show business.

Ha destato un piacevole interesse da parte di tutti i media la notizia che il buon Nathan Fillon, attore apprezzato dal mondo nerd per i suoi trascorsi in Firefly e Castle, abbia dato vita a uno dei sogni più reconditi dei fan di mezzo mondo: vederlo nei panni di Nathan Drake, il protagonista del leggendario videogioco Uncharted e da un bel po’ di tempo nel mirino delle major hollywoodiane. Non l’hai visto? Mettiti comodo e beccatelo qua.

Mosse di Hollywood e la spinta dal basso.

Per tanto tempo, vuoi la somiglianza o vuoi l’affetto dei suoi fan nonché le grandi qualità attoriali del nostro, molti fan chiedevano a gran voce che il buon Fillon venisse ingaggiato per un film legato al franchise Uncharted, ma pare che al momento la Sony non sia ancora del tutto decisa sulla strada da prendere, ovvero un Drake già adulto e nel mezzo delle sue avventure (a la Indiana Jones) oppure un Drake alle prime armi, giovanissimo e affidare al giovane attore che lo interpreterà un franchise che possa tenerci compagnia nei prossimi decenni (qualcuno ha detto Tom Holland? già!), giusto in tempo per vedere un altro paio di Mission Impossible e comprendere se Cruise arriverà a saltare dagli aerei anche a 70 anni.

Se normalmente però la logica è questa, ovvero la major che sceglie la direzione da prendere e l’attore che meglio incarni il personaggio, una mossa come questa è destinata a far parlare di se.  Se l’arte del fan film è qualcosa che esiste da sempre, sembra che negli ultimi anni il peso delle produzioni indipendenti stia avendo sempre più rilevanza per quelle che saranno le scelte finali per i film ufficiali fatti dalle grandi compagnie. Questo perché se qualche anno fa il fan film altro non era che una recita scolastica filmata un pochettino meglio rispetto al tipico video amatoriale, oggi inizi già a faticare non poco a capire se quello che hai davanti agli occhi non è un film ufficiale. 

Qualche esempio?

Beh, non sono un enorme conoscitore del genere, ma rammento che un grande impatto lo hanno avuto ad esempio il fan film tutto italiano dell’universo di Harry Potter diretto da Ginamaria Pezzato “Voldemort: Origins of the Heir” che ottenne pure un lasciapassare dalla stessa Warner Bros e che toccò oltre i 14 milioni di views! (qui il link) oppure i fantastilioni fan film di Star Wars che tanto fanno sognare i fan, come lo short movie “Tie Fighter” che racconta uno Star Wars con il tipico stile anime (qui) visto da oltre 9 milioni di persone. La cosa meravigliosa e direi differente che abbiamo visto in questo ultimo film di Uncharted è stata ovviamente la presenza di un attore di Serie A, il che ci porta al punto del discorso. 

Come accadde per Ryan Reynolds quando fece apparire online un clamoroso “test” di quello che poi sarebbe diventato il film di Deadpool, oggi gli attori per farsi ingaggiare per una parte hanno capito che non è più necessario presentarsi a fare un provino. Del resto è semplice: perché dover andare ad hollywood, fare riunioni su riunioni e chissà che altro per ottenere una parte quando posso fare un minimo investimento (per loro!) e farmi un corto in casa, metterlo online sotto la dicitura “fan film” e far si che il grande successo che ne possa derivare “costringa” la major ad asssumermi? Ora, vada come vada, vuoi che la sony rimanga indifferente nel vedere quanto l’attore sia davvero apprezzato dai potenziali spettatori del film?

Crowd-Hollywood?

Proprio così, ci troviamo in un’era dove anche hollywood viene mandata in crowdfunding, dove anche le produzioni da milioni di dollari affrontano, volenti o nolenti, il principio che ti esponevo ieri sulla costruzione dei contenuti, ovvero partire prima con forme più corte e a basso costo per testare se valga la pena o no investire; anzi, non mi meraviglierebbe per nulla se ci fossero le stesse major dietro a questi finti film amatoriali.

Torniamo allo stesso discorso

Tutto questo è comunque fantastico anche per te e me, credimi. Si, perché oggi è solo questione di scalabilità. Tutto quello che vediamo funzionare in piccola parte con un risicato budget può avere la meglio anche con più forti investimenti, perché oggi è il popolo che determina l’apprezzamento di un contenuto sin dal principio.

Come ti dicevo ieri (leggi l'articolo qui), testa quello che vuoi pubblicare subito per comprendere quanto valga la pena investire, e se vuoi una mano, hai un Ex Design al tuo servizio!

Designer, founder of the Digital company Ex Design Studio.