BLACK LIVES MATTER: il ruolo dei social media in una protesta civile.

BLACK LIVES MATTER: il ruolo dei social media in una protesta civile.

Non voglio addentrarmi nelle questioni legate alle motivazioni politiche di una manifestazione come Black Lives Matter, non è mio intento. C’è però qualcosa di interessante da comprendere circa il ruolo da assoluti protagonisti che hanno i social media in tutto questo. 

La morte di George Floyd e le successive proteste circa il problema razzismo ancora fortemente sentito nella società statunitense sono già un pezzo di storia di un 2020 che non verrà facilmente archiviato. Però torna un attimo indietro nel tempo, al 25 Maggio 2020. Prima di questo giorno il razzismo è purtroppo sempre esistito, i soprusi non sono iniziati, ahimè, quel giorno, ma anzi, la storia insegna che la disuguaglianza mostrata alle persone di differente etnia è radice dell’odio tra gli esseri umani (che scempio). 

C’è stato però un elemento diverso ad accendere la miccia: un video. 

Il video del poliziotto con il ginocchio nel collo di Floyd è diventato uno squarcio nel cuore di milioni di persone che hanno visto materializzarsi davanti ai loro occhi l’inevitabilità della morte di una persona. Con un media così potente, va da se che ogni piattaforma social è esplosa, diventando l’alimentatore visivo del pensiero di tante persone. Milioni di persone. Sono andato alla ricerca su Twitter, Facebook, Instagram e YouTube, ma mi sono fermato a un conteggio di 600 milioni di menzioni e visualizzazioni in soli 10 minuti di ricerca, una cosa impressionante. 

Ora, ecco la considerazione che però ci interessa. Oggi i social media come contenitori, e soprattutto gli elementi visivi come video e foto a diventarne contenuto, permettono addirittura a diverse popolazioni di condividere messaggi senza essersi mai ne incontrate ne confrontate personalmente. Questo deve farti pensare come sta accadendo a me. Tutto quello che pubblichi ha un potere, e se fosse anche solo quello di influire sulla giornata di una sola persona, è già un potere troppo grande. 

D’altra parte, un messaggio positivo e di uguale impatto può portare un risultato ben più che apprezzabile. 

Questa vicenda, oltre a una normale riflessione sulla vita umana, può farti riflettere sul potere che è nascosto all’interno di milioni di righe di codice che creano una piattaforma social: ci sono persone dietro agli schermi. 

Persone che hanno dei sentimenti che nessuna intelligenza artificiale può replicare, persone che per l’odio e la sofferenza hanno delle esistenze tristi, ma che per un messaggio gioioso e pieno di speranza possono vivere le loro difficoltà diversamente. 

Ecco, se un messaggio devi lanciare, che si tratti di un tuo pensiero, una questione lavorativa o una informazione, pensa non solo al contenuto che produci, ma soprattutto a quale emozione accenderai nella testa e nel cuore di coloro a cui stai catturando l’attenzione. 

Ah, e un piccolo altro spunto: potresti pensare che documentare quello che fai non sia necessario, che “tanto l’ho già fatto milioni volte, è inutile.” Anche il razzismo e i suoi episodi sono narrati da secoli, eppure è bastato un solo contenuto al momento giusto a innescare una reazione senza precedenti. Quindi non fermarti a pensare se sei ripetitivo o no, pensa a quale reazione potrebbe scatenare questa volta il tuo messaggio (e, mi raccomando, si spera per questioni di minor gravità eh…)

Piccolo box con opinione personale e secondaria: sarebbe stato interessante vivere una versione di questa storia dove l’onda di protesta non era successiva a migliaia di morti per un virus sconosciuto e mesi di conseguente isolamento che come minimo hanno fomentato malessere generale nella razza umana, non trovi? ma tanto non lo sapremo mai. 

Designer, founder of the Digital company Ex Design Studio.