Ascesa del Barbie-arcato, o meglio: come Mattel manda a nanna gli strateghi di comunicazione.

Ascesa del Barbie-arcato, o meglio: come Mattel manda a nanna gli strateghi di comunicazione.

TL;DR Il film di Barbie è la cosa più matura in termini di comunicazione strategica tu possa vedere nel 2023. Perché distrugge tutte le regole istituzionali tu possa conoscere in termini di comunicazione. E al termine dell’articolo i due barbie-riferimenti che non puoi non conoscere…

Non ho esitato nemmeno un secondo all’idea di andare a vedere Barbie al cinema. Per te che fai quella smorfietta, ti vedo: dai che nessuno ti prende in giro, puoi anche capire un prodotto senza pensare che ci sarà il tuo compagno di scuola a prenderti in giro.

Riepilogo sommario: questa è una storia collegata direttamente con la realtà, dove Barbie sa che è un prodotto Mattel, dove sa che ci sono bambine che giocano con lei, dove il suo mondo è nettamente diverso dal mondo reale, fosse solo per come viene considerata dalla società.


Certo, molti saranno lì ad inneggiare soltanto al grido contro il patriarcato, ad un livello (più che comprensibile) di polemica contro una società che porta una bambina piena di speranze ad arrendersi di fronte a fin troppe disparità.

Solo questa scelta, fatta in una maniera elegante, spesso accennata anche in sottili dettagli (ci vorrebbe un intero libro che parli di come Ken sia più vicino alla realtà di tutti i personaggi messi insieme), varrebbe il plauso per un prodotto confezionato con sagacia.

Come avrai intuito, voglio vederla dalla mia lente, quella di chi immagina una riunione in Mattel che come tema ha: Film di Barbie: che si fa?

Mettersi in ridicolo ha senso?

Forse potresti pensare che tutta questa storia con tematiche così adulte sia troppo, addirittura mostrando te, il committente dell’opera, con la figura del povero idiotino che non comprende il suo essere così distante dal tema dell’opera.

Cioè, non so se rendiamo l’idea: i dirigenti Mattel in questo film sono la massima espressione di deficienza, ti rendi conto che è un prodotto che loro stessi hanno commissionato? Quante aziende vedresti fare lo stesso? Siamo letteralmente in un mondo di auto-celebrazione costante! (Potremmo citare anche l’autocritica dell’inventrice di Barbie e i suoi problemi con lo stato, ma mettere in discussione i founder mi rendo conto che è ancora avanguardia pura).

Ma perché è stato fatto? No, nessun autolesionismo ne un modo per fare mea culpa. Sempre di profitto si tratta, ovviamente, ma la misura con cui viene strutturato il progetto è una pietra miliare che ricorda un concetto fondamentale. Per vendere devi creare fiducia, e non c’è maggior livello di fiducia di chi inizia il discorso con una pesante e inaspettata autocritica. Quindi punto a Mattel.

Ma c’è di più.

Conoscere il tuo pubblico…attuale.

Strutturare questo prodotto come una banale avventura di una bambola e le sue amiche avrebbe avuto un senso incompleto per il vero pubblico di Mattel. Si, perché se al bar sotto casa si pensa che il target siano bambine che giocano con le bambole, significa che non si è compreso il punto.

Questo è un film che parla alle nuove donne di oggi, le figlie del me too, versione adulta di chi con Barbie sognava professioni e stili di vita diversi che sono stati denigrati all’infinito da una società ancora così sempliciotta è immatura. Puoi toccare il cuore di questo target, così come delle loro figlie che poco si riconoscono nella stereotipata Barbie, con un contenuto mieloso è intriso di luoghi comuni?

No di certo. E allora mostriamolo dal loro punto di vista. Innamorati di un mondo colorato (ma avevi mai visto un marchio portare in maniera così naturale le persone in una sala cinematografica per la prima volta e farle vestire con un elemento cromatico del loro brand?), disillusi da una società sicuramente distante dal sogno che nutrivano da bambine, con una morale che rispecchia i loro valori attuali, pronta ad incarnare un nuovo messaggio, aggiornato per l’oggi: sii qualunque cosa tu voglia, nonostante quello che vedi non ti incoraggi.

Solo un brand maturo poteva comprendere questa necessità. Solo un’azienda che per risalire la china tenta un approccio davvero diverso, fatto di vera empatia e meno distacco dal mondo reale che le sue clienti vivono.

E tu, sei sintonizzato?

La riflessione che faccio per me, per i miei clienti e per i progetti che seguo, la condivido senza alcun freno: chi voglio far contento? Parto dalle mie tasche provando a preoccuparmi del cliente senza troppo coinvolgimento, guardandolo ancora come quell’essere problematico che non comprendo perché non mi da soldi o lo vedo per quello che rappresenta oggi il mio prodotto nei loro confronti, pronto a correggere il tiro se non li sto più rappresentando?

Credo che Mattel con il suo primo vero lungometraggio (non scordarlo!) ci abbia fornito un modello serio da prendere in esame, con queste perle:

  • vuoi fare un contenuto di qualità? Focus sul pubblico prima di tutto! Lo fai per loro, non per te. Devi conoscere i temi che a loro stanno cari e presentarli secondo la tua lente, in piena onestà.

  • Non seguire solo un trend, confeziona il contenuto con cura (leggi i lavori di Greta e Noah, regista e sceneggiatore, se non sono professionisti di serie A, immagina il cast del film con attori non solo belli ma DECISAMENTE BRAVI, in primis Margot e Ryan)

  • Accetta la verità, anche se questa significa che gli altri non percepiscono te e il tuo prodotto con la stessa stima di un tempo (fino ad oggi Barbie rappresentava un bellissimo ricordo, dopo il film scommettiamo su una nuova impennata delle vendite delle bambole?)

E infine…

Divertiti!

Si percepiva in ogni istante che tutti si sono divertiti a costruire questo film. Basta nascondersi sui “ma per noi è diverso”, se non inizi a costruire ora un marchio così positivo e iconico pensi che accadrà mai sa solo?

Eddai, su con la vita, lavorare comunicando è un gioco bellissimo!

E Barbie-arcato sia!

Ps. Quindi questi leggendari riferimenti? Eccoli:

Quando era il nome più selezionato nell’antica Grecia assieme a Giasone.

L’eccelsa partner di quella ciofeca di Spencer in uno dei più sagaci videoclip della storia.

Designer, founder of the Digital company Ex Design Studio.