C’è vita dopo gli inflencer? Guida evolutiva tra contenuto e oblio

Gentile influencer, ho guardato con profonda e reale ammirazione tutta la tua parabola, da “ehi ma quest è quell che..” dei primi contenuti condivisi tra le prime poche persone fino a vedervi esprimere orgogliosi a tutto il vasto giurassico pubblico come la vostra fosse diventata una vera e propria professione.

Ma sembra già una vita fa; e ora si, siamo decisamente alla resa dei conti.

Fin troppi dati ci dicono che quando non c’è spazio per tutti perchè tutti tentano di fare la stessa cosa, il risultato è solo uno: l’implosione dei social media nonché quella di chi come te ha popolato e creato valore dentro queste piattaforme.

Esatto, i social, perlomeno nella forma attuale dove una foto in costume, un meme copiato dall’america e una foto di qualche bambino/animale ottiene cascate di like, stanno per vedere il loro tramonto definitivo.

E tu, come esponente di questo mondo, sei proprio come Kuzco nella famosa scena della cascata (se non sai di cosa parliamo, vai a fare una diretta e lascia perdere qui…). Inevitabile.





MA COSA STA SUCCEDENDO AI SOCIAL E AGLI INFLUENCER? (LEGGERE CON VOCE SEMI-PREOCCUPATA)

Guarda, se nell’ultimo periodo te lo sei chiesto, ti tranquillizzo volentieri, non è più una tua sensazione: in molti ci siamo accorti che quello degli influencer sta diventando un tema fin troppo delicato e fastidioso tra clamorosi tonfi, interesse in costante calo e lo spettro del pericolo più grande di tutti: il proprio pubblico che arriva al punto di rinnegarti prima e ignorarti definitivamente poi.

Quindi, se nella tua attività la tua passione è diventata un pubblico che poi è diventato un business…vorrei giusto condividere una riflessione con te.. sai, quella riflessione dell’amico che ti vuole bene.

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Disclaimer: Se stai leggendo queste righe è molto probabile che fai parte di almeno una di queste due categorie + una extra: 1) sei un influencer che nell’epoca d’oro dei social (Facebook, Instagram, recentemente tik tok) ha saputo attrarre un pubblico di migliaia se non milioni di persone, tutte unite dall’averti visto eccellere nei tuoi pilastri di comunicazione, fosse una parola, uno stile, il tuo codice visivo ecc e averti successivamente apprezzato a tal punto da volere ancora altri contenuti ad hoc, oppure 2) sei tra i wannabe, ovvero tutti (noi) che abbiamo una micro-nicchia di pubblico legato a coloro che ci conoscono e/o apprezzano per alcune nostre peculiarità umane e/o professionali e che hanno sempre pensato a come si possa effettivamente arrivare a fare dei numeri così pop da portarti nei dispositivi di un numero di persone così elevato come nel primo caso.

Ecco, wannabe. Noi siamo qui a leggere e basta, crogiolarsi nel proprio “eh l’avevo detto” assomiglia tantissimo alll’ennesimo punto per sentirsi giustificato dal non fare abbastanza comparandosi a chi in qualche modo, il gioco della comunicazione, l’ha per un periodo crackato. Quindi, leggere in rigoroso silenzio please.

Ah, la terza categoria? Sei me, che lavora con queste piattaforme come fulcro della comunicazione di persone e aziende, vaglia contenuti di interesse giornalmente e a tempo perso indossa un mantello di paladino dei creativi e del valore che dovrebbero portare del mondo. (se ti stai sussurrando la parola “uomo di marketing” si, se ti fa sentire meglio…)

QUANDO I TRENI ARRIVAVANO IN ORARIO o QUANDO I TUOI CONTENUTI INTERESSAVANO A QUALCUNO

Andiamo al cuore del problema. Noti che i tuoi contenuti sono considerati sempre di meno? Forse hai fatto qualche svarione, tipo un commento che ha attirato una feci storm senza precedenti, oppure hai sbagliato collab scegliendo un brand per nulla in linea con te al grido di “le bollette le devo comunque pagare?” Beh, immagino che ti stai trovando davanti ad un momento di crisi, tutto quello che fino a poco tempo fa veniva celebrato costantemente non appena facevi mezzo cenno ora non ti viene più perdonato, come se d’un tratto si fossero messi tutti d’accordo per odiarti.

Cosa succede?

Principalmente i problemi sono due, e dobbiamo averli ben chiari in mente:

Il primo l’ho ribattezzato l’Infinite Loop (omaggio doveroso).

Funziona così: un bel giorno hai iniziato a fare contenuti per raccontare il tuo unico punto di vista sul mondo, condividendo la tua storia in modo ironico, drammatico, profondo o chissà come altro e passo dopo passo, con enorme costanza, sempre più persone ti notano, e lo fanno per un motivo specifico: piaci perchè si riconoscono in te, nel tuo modo di vivere la vita e affrontare le sfide quotidiane. Sei uno di loro, li racconti e rappresenti. Quella diventa la tua community, ma non perchè sei tu l’essere speciale da adorare, lo è la tua capacità di essere uno speciale megafono per quelle persone.

Mentre il tuo account macina sempre più consensi, le aziende iniziano a vederti come un bel recipiente in cui far convogliare i loro messaggi verso quel pubblico che loro ovviamente non sono in grado di intercettare. Pensa l’emozione del primo bonifico che ti arriva per quello che per te era solo un passatempo. Collab dopo collab inizi a conoscere altri Creator come te, personaggi famosi, manager e altri brand che potevi solo sognare prima.

FAST FORWARD: ti ritrovi a gestire entrate che i tuoi genitori sognavano, accedere ad un lifestyle di alta fascia, entusiasmarti per il tuo viaggio a dubai in un cinque stelle o per l’ultimo orologio che hai comprato. La tua vita è effettivamente cambiata.

Ma, domanda: credi che la vita del tuo pubblico lo sia? Credi che ora che ti sanno felice e appagato useranno la tua soddisfazione per pagare le loro bollette? No, sei semplicemente una vecchia conoscenza che non parla più di loro e non si sente rappresentata. Sei distante anni luce. Anzi, incarni persino un certo tipo di antipatia.

Ed ecco il loop: più successo fai più inevitabilmente NON SEI POP, ti distacchi sempre di più dalla grande maggioranza del tuo pubblico.

Il secondo problema l’ho dimenticato. Ma come diceva Stephen King, se il concetto non riemerge o non era importante o è Alzheimer. (Semi-cit)

A QUANDO LE ESEQUIE? SAI ANCORA SERVIRE I BIG MAC?

Dai, non sto dicendo che a breve tornerai a vivere da mamma e papà ne che lo devi fare per riacquisire credibilità, però dovremmo essere un po’ seri nell’affrontare questo problema come l’anticamera della fine della tua attività.

Devi tornare ad essere interessante.

E per farlo, surprise surprise, devi STUDIARE.

Si, innanzitutto devi concentrarti tremendamente su ciò che sta funzionando, ma non copiando trend banali e montaggi pazzerelli di cambi outfit o filtri AI che “si usano”, cerca di andare più in profondità.

Chi sono i creator che vengono guardati? Cosa stanno condividendo di così importante?

Ti faccio uno spoiler: il loro segreto non è l’essere “aestetic”, non è essere “stylish” (che improvviso glossarico malessere) è semplicemente essere AUTRENDING© (si, ho messo il copyright su questa parola, fatevi una vita creativa prima di copiarle)

Cosa significa AUTRENDING? (Senti come suona bene)

Significa che racconti te stesso, quello che vivi eliminando tutti i filtri patetici che nel tempo hai inserito, come gli intercalare inascoltabili e finti (“ciao guys”??), le scenette recitate come nel peggior film di serie b quando devi dire qualcosa (Spero di cuore che i vostri famigliari non ti sentano così) e soprattutto iniziando a soppesare attentamente ciò che dici senza pensare che il tuo pubblico non abbia un cervello pensante. No, non sei un mago della comunicazione, oggi anche un bambino di 8 anni è in grado di capire se chi sta parlando è fake o è una persona che ha un sincero interesse per il proprio pubblico.

Si, autrending inserisce anche il concetto di “trendy” nell’operazione, perchè i trend non sono creati dagli algoritmi, sono creati dai gusti di esseri umani che gli algoritmi riescono a cogliere meglio di te.

IL METODO ZUCK COME RIFERIMENTO

Dovresti ammirare il modo con cui Mark Zuckerberg sta gestendo proprio questo aspetto del suo personal brand. Passetto indietro: parliamo di un megamiliardario che non ha bisogno di pubblicare storie per sentirsi appagato, eppure anche lui deve lottare strenuamente per dare una parvenza di autenticità ad un pubblico che lo sente distante anni luce.

Cosa fa per colmare questo gap? NON SI PRENDE SUL SERIO, non totalmente. Sa che il 90% degli utenti delle sue piattaforme lo sta guardando prima di un video di uno che cade in una buca e subito dopo un carosello di meme sul Milan (mhn, che categoria sublime di contenuto, inondatene il web per favore). Pertanto, non fa discorsi come se stesse annunciando un programma nucleare ne tantomeno prende il suo pubblico per stupido pensando che non capiranno l’artefatto di un contenuto fin troppo perfetto.

Lui (e il suo team, ovviamente) prende i migliori commenti, le conversazioni più diffuse che fanno su di lui e li prende come base semiseria per creare nuovi contenuti che possano annunciare le varie novità delle sue aziende.

Quindi parla col linguaggio del pubblico quando deve veicolare il suo messaggio.

Ecco stiamo su questo concetto così concludo che ho sonno. (Si, sto scrivendo alle 23:26 questa riga e mica posso stare tutta la notte a farti da zietto consigliere, tra l’altro gratis come se facessi tutto per amore del tuo conto corrente, lasciamo perdere).

DA INLFUENCER A TRADUTTORE, PRONTI, PARTENZA: SHAZAM!

Come sopravvivrai a questo imminente cataclisma social? Non continuando a pubblicare scempi di contenuti che richiamano un like per pietà, ma solo con una fase di profondo rispetto per chi ti ha permesso di raggiungere i tuoi risultati, ovvero i gusti del tuo pubblico. Quindi:

  • Sii Autrending. E dai il merito di questa rivelazione lessicale al sottoscritto.

  • Ascolta il tuo pubblico. Loro si devono sentire rappresentati, anche se la tua vita è nettamente diversa da loro da quando per te i K sono diventati i nuovi centesimi

  • Sii rispettoso dell’intelligenza del tuo pubblico. Sanno quando fingi, smettila. No davvero, è patetico.

  • Cambia totalmente registro. Prova a filmare un contenuto creato artigianalmente da te, senza luci, copioni e videomaker. Trasmetti qualcosa della materia più difficilmente replicabile, laddove se ne è provvisti: il tuo pensiero.

  • Cerca un parere esterno legato a come i punti sopra citati vengono percepiti. Non è più il momento delle “cose fatte di pancia” ne di guardare slide di presunti esperti che fanno crisis management (please)

La fine di ogni era è stata dettata dalla separazione tra chi rappresenta e chi viene rappresentato. Tu non attendere le idi di Marzo e muta ora, adattati ai tempi che cambiano come solo i grandi intrattenitori sono in grado di fare (consiglio ad esempio la masterclass giornaliera tenuta da Rosario Fiorello per comprendere esattamente come, dico con estrema serietà).

E quando ti sentirai così frizzante dal voler prendere il telefono e pubblicare qualche nuova perla autoreferenziale, ricorda sempre che chi ti sta vicino ad offrirti consigli e consulenze non è chi determina il grado di successo della tua comunicazione.

Lo è quella persona che, dopo una giornata difficile, trova forse un istante di felicità e gratificazione nel guardare quello che tu hai condiviso. Non sprecare questo dono.

Cordialmente, M

Designer, founder of the Digital company Ex Design Studio.